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 di Matteo Mariani

 

In molte biografie di Gimondi si può leggere l'affermazione che la carriera di Felice sarebbe stata molto più ricca di successi, se sul suo cammino non avesse trovato tale Eddy Merckx. Ora, questo potrà anche essere vero, anche se ogni campione, in ogni epoca, ha avuto i propri avversari: Baldini aveva Anquetil, Moser e Saronni Hinault, Bugno trovò sulla sua strada Indurain... Ma invece di ipotizzare quello che Gimondi avrebbe potuto vincere se non ci fosse stato “Il cannibale”, non è forse più significativo raccontare quello che il corridore bergamasco ha vinto in realtà, regalando ai propri tifosi soddisfazioni come pochi altri hanno saputo fare?

Gimondi è stato un eccellente campione, capace di vincere sia le grandi corse a tappe che le classiche da un giorno. Nel suo bottino figurano infatti tre Giri d'Italia (1967, 1969 e 1976), un Tour de France (1965) e una Vuelta (1968), ma anche un Campionato del Mondo (1973), una Milano-Sanremo (1974), due Giri di Lombardia (1966 e 1973), una Parigi-Roubaix (1966), due Parigi-Bruxelles (1966 e 1976) e un Campionato Italiano (1968).

Se poi vogliamo parlare dei suoi avversari, ebbene Gimondi non si scontrò solo con Merckx, ma corse in un'epoca in cui c'erano anche uomini da corse a tappe del calibro di Anquetil, Aimar, Thevenet, Ocaña, Motta e Fuente, e grandi cacciatori di classiche come Van Looy, Leman, Van Springel, De Vlaeminck, Bitossi, Dancelli e, negli ultimi anni della carriere di Felice, anche Moser e Maertens. Questo lungo elenco di fuoriclasse secondo me rende ancora più prestigiose le vittorie di Gimondi, che tra l'altro dei suoi avversari ha sempre parlato con rispetto e stima, dimostrandosi in più di un'occasione campione in gara, ma anche nella vita.